Grimod de La Reynière la nascita del critico gastronomico
Alexandre-Balthazar-Laurent Grimod de La Reynière nato il 20 novembre 1758 da una ricca famiglia di appaltatori d’imposte; aveva le mani deformi, palmate, che lo costringeranno a scrivere e mangiare con protesi e questo influirà sul suo futuro. Di carattere molto particolare, potremmo dire indomabile, nel 1786 fu radiato dall'ordine degli avvocati per un piccolo libro antinobiliare, comportamento che gli consentì però successivamente di passare incolume i tumulti della Rivoluzione Francese. Questo suo carattere gli procurerà seri guai tanto da essere estromesso dai beni di famiglia fino alla morte del padre e mandato in convento. La conversione di Grimod alla ghiottoneria avvenne dopo questa sua “carcerazione” proprio qui ove l’abate pare si trattasse, gastronomicamente, molto bene. Riavuti i beni divenne un quotidiano frequentatore dei numerosi ristoranti sorti a Parigi dopo la rivoluzione, Inventò le celebri «colazioni filosofiche» (i cui ospiti potevano essere sorpresi da scosse elettriche durante il pranzo, o trovare accanto al loro posto a tavola una bara) e alla fine della vita si ritirò nel castello di famiglia, dove era solito mettere un maialino a capotavola che faceva servire dai domestici in livrea. Il 1801 è l’anno in cui Joseph Berchoux introduce nella lingua francese la parola Gastronomia come titolo al suo poema in quattro canti “La Gastronomie, ou l’homme des champs à table”.
Ma come nacquero i ristoranti? L’appetito era soddisfatto dal cibo di strada e da taverne, osterie, mense dei conventi. Dalla fine del Medioevo, la parola ristorante anzi, ancora meglio restaurante sta a indicare quei ricchi brodi nella cui composizione entrano pollame, manzo, diverse radici, cipolle, erbe, uva di Damasco, ambra e così via cotti nel pot-au-feu. È verso il 1765 che un certo Boulanger (in francese fa fornaio) apre a Parigi un locale e per attirare la clientela fa dipingere sulla facciata del suo locale questa massima:
“Venite ad me omnes qui stomacho laboratis et ego vos restaurabo”
Negli anni che precedono la Rivoluzione francese, si moltiplicano le trattorie ristorative che servono, suddivisi in porzioni, piatti raffinati, non più su un tavolo comune, ma su piccoli tavoli ricoperti da tovaglie, individuali o riservati a un gruppo di clienti già formato. Già nel 1782 Antoine Beauvilliers, lasciato il servizio del conte di Provenza - futuro Luigi XVIII - apre in rue de Richelieu, un ristorante all'insegna della Grande Taverne de Londres. Beauvilliers riconosceva i clienti e li chiamava per nome, è considerato da Carême suo mentore, ecco alcuni aforismi del grande allievo dove si evince, specialmente nel terzo, che abbiamo tradotto, la modernità di questo chef:
1. Le convive qui fait attendre l'amphitryon mérite de trouver la porte de la salle à manger fermée.
2. L'homme d'esprit qui ne sait pas manger à table est un pauvre homme.
3. Dans les anciennes maisons, le chef de cuisine devenait à son tour maître-d'hôtel, l'aide le remplaçait, et le garçon devenait aide: par ces mutations les hommes de bouche s'attachaient de plus en plus à ces nobles maisons; les seigneurs conservaient leur santé et faisaient le bonheur de leurs serviteurs.
3. Nelle vecchie case, il cuoco diventava a sua volta un maître-d’hotel, l'aiutante lo sostituiva e il cameriere diventava un aiutante: attraverso questi cambiamenti, queste persone si affezionavano sempre di più a queste nobili case; i signori preservarono la loro salute e resero felici i loro servitori.
Nel 1803 Grimod creò un Jury dégustateur, cioè un gruppo che degustava e valutava ricette decretando le più meritevoli. Una dozzina di giurati (fra cui donne) si riunivano ogni settimana in cene molto formali e regole severe, con una sola cameriera che riceveva le comunicazioni mediante un interfono a tubo; venivano valutati cibi preparati da cuochi o inviati da ristoranti e venivano valutati alimenti acquistati dai fornitori del mercato di Parigi. Alla fine, veniva redatto un vero e proprio verdetto di lode o di biasimo. Pare che la penna di Grimod fosse intinta nell’acido e non perdonava nessuno.
In questo stesso anno inizia a pubblicare l’”Almanach des Gourmands” riproponendo queste valutazioni che estende a ristoranti e fornitori di tutta la Francia. Il successo è enorme e immediato e ne pubblicherà ben otto volumi, fino al 1812, quando cessa le pubblicazioni, pare per i troppi processi subiti! Nel corso dei nove anni l’Almanach si riempie sempre più di notizie: storia, ricette, aneddoti, consigli, lettere di lettori. Riceve informazioni da tutta Europa, progetta un'internazionale dei gourmand “per far progredire attraverso la Francia e l’Europa la miglior dottrina alimentare e far progredire l’arte culinaria e fissarne le regole” e precisa:
“Mi propongo di pubblicare un elogio della ghiottoneria (gourmandise) in cui fornirò una topografia manducatoria della Francia perché ho sempre considerato il piacere che procura la buona carne come il primo piacere dello spirito e dei sensi. Si concorderà sul fatto che si tratta del godimento che si gusta e che si può ripetere più spesso. Si potrebbe dire altrettanto degli altri? C’è una donna tanto carina di cui si possa supporre che può valere quanto le mirabili pernici rosse della Linguadoca o delle Cevenne, quanto quei paté di oca e di anatra di Tolosa e di Strasburgo … o quei formaggi italiani?
… Lo sconvolgimento avvenuto nella distribuzione della ricchezza, risultato naturale della Rivoluzione, ha trasferito vecchie fortune in nuove mani. Poiché la mentalità di questi improvvisi milionari ruota attorno a piaceri puramente animali, si pensa di poter rendere loro un servigio offrendogli una guida attendibile a quella parte così materiale dei loro affetti. Il cuore della grande maggioranza dei ricchi parigini si è trasformato di colpo in gola, i loro sentimenti non sono altro che sensazioni, i loro desideri appetiti; è dunque con l’idea di servirli nel più utile dei modi che offriamo loro, in queste poche pagine, il miglior modo possibile di trarre il massimo profitto dai loro gusti e dalle loro tasche”.
Nel 1808 pubblica, a completamento, il Manuale dell’Anfitrione (così sarà il titolo italiano) in cui tratta dell’arte del trinciare vari animali di cui descrive le qualità culinarie, dei menù da servire nelle varie occasioni e stagioni, del galateo da osservare negli inviti, nel servizio, nella disposizione dei posti. Resterà opera indiscussa di riferimento per tutto il secolo. Egli critica gli errori della cucina del suo tempo: inutile molteplicità di piatti, il loro inevitabile raffreddamento, il prevalere dell’aspetto sul gusto; codifica l’ordine delle portate che devono arrivare al momento giusto e ben calde. Usa lo stesso stile della critica teatrale e dà alla cucina un linguaggio spettacolare; inventa nuovi criteri per i nomi dei piatti, assegna nomi di personaggi famosi, cerca assonanze erotiche, attribuisce nomi di paesi con valore simbolico.
Assioma di Grimod de La Reynière:
“Per molte persone, uno stomaco infallibile è il principio della felicità, e in tutti gli uomini, questo viscere influenza più di quanto crediamo negli atti della vita”.
Brillat-Savarin prende molto da lui, senza mai nominarlo, e si dirà: “egli ha ereditato tutta la gloria che spettava a Grimod”. La Reynière ha aperto la porta alla critica del cibo e alla gastronomia, inventando la guida gastronomica (Almanach des Gourmands), il trattato gastronomico (Manuel des amphitryons), e il periodico gastronomico (Journal des Gourmands et des Belles).
Le pubblicazioni: in Italia uscirà nel 1981 una selezione dal titolo “Almanacco dei Buongustai” seguito dal Manuale dell’Anfitrione, introduzione e cura di Folco Portinari, Serra & Riva editori. Invece con il titolo “Almanacco dei Golosi” uscirà per i tipi di Gambero Rosso nel 1989 la guida italiana dal prosciutto al bignè. In Francia sono pubblicati, ancora oggi gli otto volumi dell’Almanach e il Manuel ma lo stesso Grimod qualche anno dopo uscirà con la “Néo-physiologie du goüt” una raccolta di ricette e preparazioni gastronomiche in ordine alfabetico, un po' come a sbeffeggiare Brillat-Savarin. Mentre invece l’Almanach ha avuto edizioni con contenuti diversi fino ai primi del ‘900 spesso usando il nome di Grimod che era deceduto il Natale del 1837. A conclusione possiamo dire che i primi 30 anni dell’800 sono stati, per la Francia e per l’Europa, i più fecondi dal punto di vista gastronomico e letterario con Berchoux, La Reynière, Brillat-Savarin e poi chef come Beauvilliers, Carême e i suoi seguaci Bernard, Dubois, Gouffé. In Italia dopo Artusi, che resta un caso isolato, dovrà passare più di un secolo prima che si affaccino cucina, gastronomia e letteratura di spessore simile, o quasi.
“La scienza gastronomica è diventata di moda, tutti hanno voluto occuparsene, essa è passata dalle cucine e dalle botteghe ai saloni, alle biblioteche e persino ai teatri; e noi non disperiamo di vedere presto istituita nelle nostre università una cattedra di gastronomia”.
Con queste parole di Grimod, il veggente, lasciamo il lettore a meditare.
Nelle illustrazioni: il famoso gastronomo, l’Almanach, gli 8
volumi completi, il Manuel, le Gastronome e le pubblicazioni collaterali,
l’edizione italiana, la biografia, altre edizioni.