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venerdì 23 luglio 2021
sabato 17 luglio 2021
Vestirsi di latte di mucca e andarne fieri
“Tutti a ridere di gioia partecipando all’ebrezza di
un filo di caseina
sono un latte che ritorna beatamente alla
sua pura mammella
bobina bobina mia, mia, mia
re-si-sten- te”.
Conviene tornare un attimo alla sanzioni contro l’Italia. Da sempre il nostro paese è debitore verso altre nazioni di materie prime che da noi non ci sono o scarseggiano, come, ad esempio, il grano duro per la fabbricazione della pasta, alimento principale della dieta italiana, e tenero per il pane. Il grano migliore, al tempo era quello russo, scatta quindi il messaggio propagandistico di autarchia, cioè cerchiamo di fare da soli e produrre il massimo in proprio. Ecco così la “battaglia del grano”, il Concorso sul tema del pane, tra l’altro vinto da uno studente bresciano: Franco Tadini dell’Istituto Magistrale di Brescia. Dagli anni ‘25 ai ’30 dalla Russia si importano 20-25 milioni di quintali di grano, ancora prima delle sanzioni il problema agricolo di approvvigionamento era pesante. Si rilancia la produzione del riso e si invitano gli italiani ad abbandonare la pastasciutta, Marinett,i con altri intellettuali del tempo, si butta nella mischia al grido: “Abbasso la pastasciutta!” e si stampa, nel 1930, il Manifesto della cucina futurista (a cui seguirà due anni dopo un libro di ricette) che vedrà schierati molti personaggi del periodo. Certo non tutti sono d’accordo, nemmeno tra i fascisti, lo stesso Mussolini non si pronuncia, dalla Liguria giunge una supplica al senatore Marinetti: “Noi siamo d’accordo sul messaggio ma ci lasci, la preghiamo, le trofie, i pansoti, i mandilli de saea…” non sappiamo di proteste tra i napoletani ma forse avranno ignorato il consiglio; la Barilla pubblica sul Corriere una fotografia di Marinetti con la dicitura: “Marinetti dice basta, abolita sia la pasta, poi si scopre Marinetti che divora gli spaghetti!”.
Con le sanzioni la situazione si aggrava e sarà un proliferare di surrogati: cioccolato e caffè, burro e olio d’oliva, carne e pesce. Sarà il trionfo delle uova (per chi le ha), delle verdure e di polpette, polpettoni e ricette “a imitazione di” e le autrici del tempo come Petronilla, Ada Boni e le riviste femminili si prodigheranno in consigli: “per questi tempi eccezionali”.
Quindi torniamo al nostro ingegnere gavardese la sua idea non si esaurisce con la chiusura della produzione di Snia Viscosa. Lanital fu acquistata da un marchio tedesco che ne fece un tessuto di alta moda e così, dopo vari passaggi di proprietà, oggi leggiamo:
“Dopo anni di
ricerche, il team di DueDiLatte ha individuato nella fibra di latte quelle
innumerevoli proprietà che contribuiscono alla creazione di capi di abbigliamento
a basso impatto ambientale, senza però rinunciare all'estetica”.
Antonio Ferretti di Gavardo morirà a Milano il 4 novembre del 1955 con i titoli di Commendatore di San Giorgio, Grande ufficiale della corona e Cavaliere del lavoro, onorificenze all’ingegno bresciano.
Nelle illustrazioni: Lanital Snia Viscosa pubblicità;
Fiera di Milano padiglione Lanital; Racconti di cose belle e buone dei
bresciani; La cucina futurista; Marinetti e gli spaghetti; Ricette per tempi
eccezionali di Petronilla; Due di latte modello.
mercoledì 14 luglio 2021
Questo non è un cuoco
lunedì 12 luglio 2021
Professionalità
e intelligenza, ovvero il customer
Il
connubio del titolo non è scontato, non sempre i due termini viaggiano compatti
e non sempre coincidono con una persona sola. Frequentare ristoranti, bar,
pasticcerie, osterie e pizzerie ma anche uffici pubblici e privati che svolgano
il cosiddetto front office richiede una serie di conoscenze che non
tutti possiedono e qualcuno ne travisa il senso. In generale si chiamano
diritti e doveri, e competono sia a chi svolge un servizio pubblico sia a chi
ne usufruisce. L’obiettivo di tutti questi servizi è quello di soddisfare la
clientela, limitando al massimo qualunque problema dovesse presentarsi. Dal
lato opposto, quello dell’utenza, vi sono diritti e doveri che devono collimare
con la funzionalità del servizio. Ad esempio: rispettare la coda negli uffici;
evitare di alzare la voce o di parlare al telefono come se tutto il mondo debba
venire a conoscenza degli affari vostri; parcheggiare in modo corretto senza
intralciare niente e nessuno; prenotare sempre, quando è possibile, e
aggiornare gli eventuali cambiamenti (aumento o diminuzione di partecipanti, annullamento
della prenotazione, probabili ritardi); far notare, cortesemente, al/alla responsabile
del servizio eventuali incongruenze; lasciare il bagno in condizioni più che
accettabili (la nonna diceva: non lasciare mai segno del tuo passaggio, specialmente
in cucina e nel bagno!).
Vediamo ora
cosa aspettarci dal ristoratore professionista. Le prime impressioni
che riceve il cliente sono fondamentali per accreditarvi fra i locali da
frequentare: il sorriso di accoglienza del personale di sala o addetto a questo
compito; l’aspetto dei bagni; l’accuratezza con cui avete accolto la sua
prenotazione. Una giusta distanza tra i tavoli serve a permettere l’adeguata
privacy alla clientela. Se decidete di accogliere la clientela con uno
stuzzichino accompagnato da un piccolo bicchiere di vino chiedetene il permesso,
dite di cosa si tratta e, non mettetelo nel conto perché nessuno ve lo
ha chiesto. Presentate le vostre proposte scritte sopra un cartoncino, anche
semplice ma pulito oppure se ci tenete compilate e tenete aggiornato un menu
più complesso e presentatelo al tavolo. Una carta dei vini può essere utile se
continuamente aggiornata tale da non costringere il cliente a cambiare
continuamente la scelta a fronte di un addetto ai vini che: “spiacente ma
questo vino è finito, quest’altro è di un’altra annata” ecc. Non
presentate una “bibbia” monumentale solo per dimostrare l’ampiezza della vostra
proposta, sarebbe controproducente e non riuscireste a gestire con facilità la
vostra cantina. Scrivete con chiarezza le vostre proposte in modo da evitare
troppe e approfondite spiegazioni all’addetto/a al servizio di sala, ma nel
caso che il cliente ne chiedesse siano fornite in modo preciso e possibilmente
conciso. Fate in modo che sul menu prevalga il piatto, non il prezzo,
per evitare che il cliente sia distratto da quest’ultimo aspetto. Se volete
fate un menu uguale, di cortesia, senza prezzi, da presentare alla signora ma
non è indispensabile. Prendete la comanda in modo da permettere alla cucina di
organizzare il servizio, specialmente se il piatto è preparato “espresso”. Nel
menu posizionate le vostre migliori proposte a media altezza e, se avete
compreso il/la cliente, permettetevi qualche suggerimento, nell’interesse
del cliente, non della cucina (se le due cose coincidono ancora meglio). Informatevi
subito di eventuali allergie o preferenze. Non create imbarazzo in
nessun modo, né con atteggiamenti, né con battutine, non ascoltate le
conversazioni e mantenetevi a giusta distanza in modo da intervenire
prontamente in caso di necessità- Di fronte a una lamentela cercate l’immediata
soluzione, se possibile, o proponete qualcosa di alternativo senza metterlo nel
conto e se per qualche motivo lo farete, avvisate subito il cliente evitando
sorprese e recriminazioni. Se l’acqua San Pellegrino è salata (perché è
salata!) dovreste averne un’altra tipologia da offrire in alternativa; se il
vino sa di tappo la colpa non è vostra né del cliente, verificate e cambiate la
bottiglia, vi rifarete poi sul produttore. È capitato pochi giorni fa in
una grande pasticceria bresciana molto blasonata che si sia servita dell’acqua,
richiesta dal cliente, non accompagnata dal relativo bicchiere. Chissà quale
ragionamento ci fosse dietro non si è riusciti a capirlo ma è un errore grave.
Anche quando servite la birra in bottiglia offrite sempre il bicchiere adeguato
e spiegate, cortesemente, che la potranno gustare al meglio con la sua schiuma naturale.
Evitate, se possibile (a meno che non vi troviate in Piemonte) di far
trovare nel cestello i grissini confezionati, il risultato saranno buste
vuote lasciate sul tavolo e poca propensione a gustare la vostra proposta
rovinata dall’ingozzamento di grissini. Naturalmente se richiesti si porteranno,
magari non confezionati e poco salati.
Se in sala avete un giornalista
di critica enogastronomica evitate salamelecchi e sperticati
ringraziamenti, il vero critico non si fa riconoscere (se possibile) e si
comporta in modo da non intralciare il vostro lavoro.
I vini serviteli alla giusta
temperatura, non troppo freddi i bianchi, non troppo caldi i rossi,
specialmente quelli giovani e
spumeggianti (temperatura ambiente non vuol dire 35 gradi all’ombra). Se cade
un tovagliolo affrettatevi a raccoglierlo e sostituirlo.
Giunti alla fine del piatto
principale si può offrire (dopo aver liberato il tavolo da tutto ciò che
ingombra: dessert significata togliere tutto) una carta dei dessert
accompagnata da una proposta enologica adeguata. Il dessert non è composto da
soli dolci ma anche da formaggi, se possedete uno o più carrelli appositi avvicinateli
al tavolo per operare le scelte. Dimostrate, anche in questo caso
professionalità e competenza, con consigli di consumo e di abbinamento.
Insomma, tenete tutto sotto controllo e dimostratevi all’altezza del vostro mestiere, ne avrete benefici, guadagni adeguati e riconoscimenti professionali al di là e al di fuori di medaglie, stellette, cappelli, pensate alla clientela e alla vostra meravigliosa professione.
Nelle
immagini: il libro di Roberta Schira; lo stile nella vita e a tavola; l’arte
del servizio; l’arte della cucina e il piatto decorato; come apparecchiare la
tavola.