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mercoledì 6 aprile 2022

 

A proposito di spiedo

            Due giorni fa abbiamo letto di una proposta per la salvaguardia dello spiedo bresciano proposta da un consigliere regionale. Periodicamente escono, specialmente in vista di elezioni, proposte di tutela di qualsivoglia tradizione popolare. Orbene, vogliamo ricordare a tutti che le proposte di salvaguardia sulle tradizioni agroalimentari sono contemplate in una legge nazionale che prevede che le provincie prima, le regioni poi, propongano l’inserimento dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) in un apposito elenco nazionale rivisto e aggiornato ogni anno a cura del Ministero dell’Agricoltura (MIPAAF). In questo elenco vi sono più di 50 prodotti bresciani ma lo spiedo non c’è, recentemente proprio noi abbiamo fatto richiesta di inserimento meravigliati che l’assessore non ne fosse a conoscenza e ancora più meravigliati di trovare in quell’elenco lo spiedo della Marca Trevigiana, quindi in Veneto. Qualche anno fa in occasione di un convegno sullo spiedo a Pieve di Soligo. il prof. Gasparini ammise che questo modo di cucinare le carni fu da loro appreso, durante la dominazione della Serenissima, proprio da noi bresciani. C’è anche un altro strumento legislativo per tutelare i prodotti tradizionali, si chiama Inventario Nazionale Prodotti Agroalimentari Italiani (INPAI) istituito qualche anno fa presso il Ministero dell’Agricoltura. In questo “inventario” a oggi sono stati inseriti ben due prodotti tradizionali:” L’arte dei pizzaiuoli napoletani” (tutelata poi anche dall’Unesco) e “I pici e l’arte di appicciare” di Siena e provincia, sempre noi abbiamo chiesto di riconoscere “Lo spiedo tradizionale bresciano e l’arte dello spiedare”.

Come si vede l’Arthob in questi ultimi tempi si è mossa per ottemperare alla sua missione che è quella di promuovere il territorio e i prodotti tipici di questo ma anche per sopperire a una totale assenza delle istituzioni- Solo in questo ultimo periodo vediamo muoversi qualche timido accenno alle nostre tradizioni enogastronomiche e agroalimentari. Come scrive Giacomo Mojoli nell’intervista pubblicata sul nostro Blog un’amministrazione accorta istituirebbe l’Assessorato alla gastronomia proprio per promuovere le tradizioni locali e il comparto agroalimentare. Tra le nostre proposte chiediamo che sia data visibilità e organizzazione al settore caseario di cui Brescia e la sua provincia sono al vertice della qualità con ben 8 prodotti DOP e circa 40 formaggi in qualche modo segnalati sui PAT, dai Presìdi Slow Food o da altre indicazioni qualitative. Il nostro progetto che abbiamo chiamato “Via Lattea Bresciana” va proprio nella direzione che abbiamo indicato.

La realtà, un po' triste che notiamo, è che nella nostra provincia si dia poco risalto alla cucina e ai prodotti bresciani come se non ci fosse una tradizione radicata. Sul lago di Garda si cerca di salvare il carpione, far tornare le alborelle e invece si vorrebbero eliminare i pesci alloctoni come il coregone lavarello e altri. Sul lago opposto, quello d’Iseo c’è un Presidio Slow Food per tutelare le sardine essiccate di Monte Isola che nell’elenco dei PAT, stranamente, sono chiamate missoltini, parola inesistente nel nostro vocabolario. Molti comuni si sono mossi per sottolineare alcune tradizioni: lo spiedo a Gussago, Serle e Toscolano Maderno; i casoncelli di Barbariga e Pontoglio; le patate di Gottolengo, la spongada di Breno e alcuni altri. Non bastano le De. Co. che sono riconoscimenti localistici, alcuni discutibili, serve un approccio più vasto e approfondito. Serve un organismo che promuova, tuteli e faccia vivere o rivivere le tradizioni bresciane contro un’insensibilità diffusa. Nessuno o quasi ha ricordato che abbiamo perso con la chiusura di alcuni negozi storici pezzi di varia umanità che ci ricordano il libro di Angelo Canossi Me-lo-dia e Congedo: penso al panificio Zilioli, alla pescheria Lazzaroni, alla salumeria Castiglioni, alla gastronomia Agosti per citarne alcuni e solo di città.

Vorremmo dunque che non fossero le elezioni imminenti o la casualità a far emergere la nostra tradizione gastronomica ma una consapevolezza, e oggi alla vigilia del Grande Evento del 2023 ancora più urgente, di una profonda e adeguata risposta a queste argomentazioni, che lo ripetiamo abbiamo già sollecitato anni e anni fa. Su un numero di AB Atlante Bresciano del 2011 veniva presentata la proposta della “Strada dello Spiedo Bresciano”. 20 anni fa circa, in Valcamonica di fronte ai responsabili delle Comunità Montane veniva illustrata dal sottoscritto la Via Lattea Bresciana con pacche sulle spalle dei presenti.

 Non aspettiamo oltre, siamo già in ritardo e i treni passano!