La rivoluzione è un pranzo di gala
Siamo abituati a vedere in TV i cuochi
più o meno stellati, più o meno arrabbiati, più o meno montati. Ma la cucina
non è questo, non deve essere questo, a determinare il momento del pasto sono
tre elementi: il cibo, la cucina, il cuoco (o la cuoca). Il cibo non è
altro che la trasformazione di materie prime più o meno vicine, più o meno
disponibili. La capacità di ottenere un buon pasto è dovuta a chi lo cucina e
agli strumenti che ha a disposizione. Ma c’è anche il rovescio della medaglia:
chi il cibo non ce l’ha. Allora di fronte a queste ingiustizie, contro
l’accaparramento delle materie prime, contro una certa organizzazione
commerciale che strangola il produttore primario (il contadino), nascono delle
risposte che potremmo chiamare di resistenza. Vi sono molte realtà,
non solo nel nostro Paese, che usano il cibo per socializzare e far incontrare
le persone, il luogo per eccellenza è la tavola, attorno ad essa si sciolgono
molte resistenze, il cibo è sociale per sua natura, come l’acqua. Voglio
oggi raccontarvi alcune realtà che si sono sviluppate nel corso degli anni nel
nostro Paese, anche a Brescia.
A Livorno è stata aperta la Mensa
Popolare Polpetta, si occupa di recuperare gli alimenti prossimi alla
scadenza e cucinarli, offrendoli a prezzi popolari, ma anche gratuitamente alle
persone in difficoltà.
Genuino Clandestino è una rete nazionale di
comunità per l’autodeterminazione alimentare. Nata per denunciare le norme
ingiuste che equiparano i cibi contadini trasformati a quelli delle grandi
industrie alimentari, oggi promuove molte realtà locali come CampiAperti a
Bologna, MercatoBrado a Terni, Fuori Mercato nel Parco Agricolo Sud di Milano.
Genuino Clandestino è tutto questo: scuola contadina e convivialità. Il diritto
a un cibo genuino ed economicamente accessibile non può non includere il fuoco
sacro delle cucine, condividendo fornelli e culture, esperienze,
tradizioni, rivoluzioni alimentari e culinarie.
Queste iniziative e altre che andremo a
raccontare sono il requisito principale per far parte del Kitchen Social
Club un manifesto pubblicato a cura di Don Pasta, al secolo Daniele De
Michele, artista di fama internazionale definito dal New York Times “uno dei
più inventivi attivisti del cibo” dove sono raccolte molte storie di cucine
e produttori sociali e popolari.
A Massenzatico presso Reggio
Emilia nel 1893 fu aperta la prima Casa del Popolo e nel 2004, precisamente il
31 ottobre, fu organizzato il 1° Convegno delle Cucine del Popolo,
ispiratori furono Luigi Veronelli e Pablo Echaurren. Da allora
questo circolo ARCI, periodicamente, propone interessanti iniziative come le
“Cucine letterarie – tavola proletaria e narrativa sociale” o “Cucina della
Locomotiva – visioni, migrazioni, movimenti e liberazioni”. A vivacizzare
queste iniziative, la presenza di Alberto Capatti, Edoardo Sanguineti, Libereso
Guglielmi, per fare qualche nome. Un famoso manifesto di questo gruppo recita: “Se
il vostro pensiero è debole è perché l’avete nutrito male”.
Eat the Rich, qualcuno penserà al film del
britannico Peter Richardson del 1987, altri alla canzone dei Motörhead, invece
si tratta di un gruppo di sostegno ai migranti che, parcheggiati a Ventimiglia,
in ostaggio sia degli italiani sia dei francesi, usano la cucina per aiutare ad
uscire da un’incredibile situazione. Partendo dal tema
del cibo hanno quindi evidenziato una contraddizione, quella che riguarda la
vita dei migranti e l'organizzazione del presidio. Diciamo che hanno utilizzato
il cibo come una sorta di linguaggio, con il quale interfacciare i migranti e
scatenare altri processi. ETR è una rete di cucine, piccoli produttori,
mercati, gruppi di acquisto, laboratori di auto-produzione, insomma una cucina
popolare, accessibile e di qualità, la sede è a Bologna, il prezzo è “libero” i
commensali mettono quello che possono, consapevoli che si tratta di cucina
popolare autogestita.
Quelli della Banda
Biscotti sono dolcetti prodotti da carcerati, detenuti a Verbania e inseriti
nel corso di formazione professionale organizzato dalla cooperativa sociale
“Divieto di Sosta”. Qui si impasta dignità e farina dice il presidente della
cooperativa: “La qualità migliore dei nostri biscotti è che permettono di
sopravvivere anche dopo il carcere”.
Per chi volesse
approfondire alcuni aspetti del tema può vedere il docufilm “Atlante dell’ora
di cena” girato a Parma; molti argomenti trattati qui si possono leggere nel
libri editi da Altreconomia.
Dagli anni ’90 è
attiva a Brescia la cooperativa CAUTO che raggruppa una serie di attività che
vanno dal riciclo al recupero alimentare. In particolare, Ricicleria cioè
recupero, valutazione e valorizzazione di stock e rimanenze di magazzino. Dispensa
alimentare invece recupera beni alimentari da ortomercati, GDO e aziende per un
totale di 3000 tonnellate l’anno di merci.
La cooperativa La
Rete, storica realtà bresciana, accanto alle già numerose iniziative per i più
bisognosi: mensa, circolo e tanto altro, da qualche anno ha aperto il Bistrò
Popolare, una proposta creativa e sociale allo stesso tempo, di pranzo o cena
all'insegna del prezzo contenuto, ma non per questo di minor qualità. Lorenzo
Econimo è un cuoco di stazza, non solo fisica, lo abbiamo visto attivissimo in
molte iniziative. Un locale collocato in via Industriale un polo, questo di via
Milano, al centro di un rilancio sociale ed economico dopo la brutta avventura
della Caffaro & C.
Scrive Alberto
Capatti, già Rettore a Pollenzo e fine scrittore di cose di cucina:
"Da quando a
giudicare il prodotto e il cucinato sono i gastronomi con il naso in su e la
lingua forbita, il termine popolare è andato in declino. Oggi popolare
contende il consenso con tradizionale, e si riferisce ad un sostrato
gastronomico caratterizzato dalla condivisione".