A proposito
di spiedo
Due giorni
fa abbiamo letto di una proposta per la salvaguardia dello spiedo bresciano
proposta da un consigliere regionale. Periodicamente escono, specialmente in
vista di elezioni, proposte di tutela di qualsivoglia tradizione popolare.
Orbene, vogliamo ricordare a tutti che le proposte di salvaguardia sulle
tradizioni agroalimentari sono contemplate in una legge nazionale che prevede
che le provincie prima, le regioni poi, propongano l’inserimento dei Prodotti
Agroalimentari Tradizionali (PAT) in un apposito elenco nazionale rivisto e
aggiornato ogni anno a cura del Ministero dell’Agricoltura (MIPAAF). In questo
elenco vi sono più di 50 prodotti bresciani ma lo spiedo non c’è, recentemente
proprio noi abbiamo fatto richiesta di inserimento meravigliati che l’assessore
non ne fosse a conoscenza e ancora più meravigliati di trovare in quell’elenco
lo spiedo della Marca Trevigiana, quindi in Veneto. Qualche anno fa in
occasione di un convegno sullo spiedo a Pieve di Soligo. il prof. Gasparini
ammise che questo modo di cucinare le carni fu da loro appreso, durante la
dominazione della Serenissima, proprio da noi bresciani. C’è anche un altro
strumento legislativo per tutelare i prodotti tradizionali, si chiama
Inventario Nazionale Prodotti Agroalimentari Italiani (INPAI) istituito qualche
anno fa presso il Ministero dell’Agricoltura. In questo “inventario” a oggi
sono stati inseriti ben due prodotti tradizionali:” L’arte dei pizzaiuoli
napoletani” (tutelata poi anche dall’Unesco) e “I pici e l’arte di appicciare” di Siena e provincia, sempre
noi abbiamo chiesto di riconoscere “Lo spiedo tradizionale bresciano e l’arte
dello spiedare”.
Come si vede l’Arthob in questi ultimi tempi si è mossa per
ottemperare alla sua missione che è quella di promuovere il territorio e i
prodotti tipici di questo ma anche per sopperire a una totale assenza delle
istituzioni- Solo in questo ultimo periodo vediamo muoversi qualche timido
accenno alle nostre tradizioni enogastronomiche e agroalimentari. Come scrive
Giacomo Mojoli nell’intervista pubblicata sul nostro Blog un’amministrazione
accorta istituirebbe l’Assessorato alla gastronomia proprio per
promuovere le tradizioni locali e il comparto agroalimentare. Tra le nostre
proposte chiediamo che sia data visibilità e organizzazione al settore caseario
di cui Brescia e la sua provincia sono al vertice della qualità con ben 8
prodotti DOP e circa 40 formaggi in qualche modo segnalati sui PAT, dai Presìdi
Slow Food o da altre indicazioni qualitative. Il nostro progetto che abbiamo
chiamato “Via Lattea Bresciana” va proprio nella direzione che abbiamo
indicato.
La realtà, un po' triste che notiamo, è che nella nostra
provincia si dia poco risalto alla cucina e ai prodotti bresciani come se non
ci fosse una tradizione radicata. Sul lago di Garda si cerca di salvare il
carpione, far tornare le alborelle e invece si vorrebbero eliminare i pesci
alloctoni come il coregone lavarello e altri. Sul lago opposto, quello d’Iseo
c’è un Presidio Slow Food per tutelare le sardine essiccate di Monte Isola che
nell’elenco dei PAT, stranamente, sono chiamate missoltini, parola inesistente
nel nostro vocabolario. Molti comuni si sono mossi per sottolineare alcune
tradizioni: lo spiedo a Gussago, Serle e Toscolano Maderno; i casoncelli di
Barbariga e Pontoglio; le patate di Gottolengo, la spongada di Breno e alcuni
altri. Non bastano le De. Co. che sono riconoscimenti localistici, alcuni
discutibili, serve un approccio più vasto e approfondito. Serve un organismo
che promuova, tuteli e faccia vivere o rivivere le tradizioni bresciane contro
un’insensibilità diffusa. Nessuno o quasi ha ricordato che abbiamo perso con la
chiusura di alcuni negozi storici pezzi di varia umanità che ci ricordano il
libro di Angelo Canossi Me-lo-dia e Congedo: penso al panificio Zilioli, alla
pescheria Lazzaroni, alla salumeria Castiglioni, alla gastronomia Agosti per
citarne alcuni e solo di città.
Vorremmo dunque che non fossero le elezioni imminenti o la
casualità a far emergere la nostra tradizione gastronomica ma una
consapevolezza, e oggi alla vigilia del Grande Evento del 2023 ancora più
urgente, di una profonda e adeguata risposta a queste argomentazioni, che lo
ripetiamo abbiamo già sollecitato anni e anni fa. Su un numero di AB Atlante
Bresciano del 2011 veniva presentata la proposta della “Strada dello Spiedo
Bresciano”. 20 anni fa circa, in Valcamonica di fronte ai responsabili delle
Comunità Montane veniva illustrata dal sottoscritto la Via Lattea Bresciana con
pacche sulle spalle dei presenti.
Non aspettiamo oltre,
siamo già in ritardo e i treni passano!